
Investigazioni sulla concorrenza sleale: come tutelare il tuo vantaggio competitivo
La concorrenza sleale è un fenomeno che può colpire tutti i settori e danneggiare non solo i diretti interessati ma anche i consumatori inconsapevoli. Un esempio lampante nel nostro Paese è quello che riguarda il Made in Italy, vittima quotidiana di reati di contraffazione e concorrenza sleale da parte di aziende straniere che cercano di […]
Post Author:
Categories:
Date Posted:
Febbraio 21, 2023
Share This:
La concorrenza sleale è un fenomeno che può colpire tutti i settori e danneggiare non solo i diretti interessati ma anche i consumatori inconsapevoli.
Un esempio lampante nel nostro Paese è quello che riguarda il Made in Italy, vittima quotidiana di reati di contraffazione e concorrenza sleale da parte di aziende straniere che cercano di guadagnare cavalcando l’eccellenza del brand senza però possederne i diritti.
Ma cos’è precisamente la concorrenza sleale?
La concorrenza sleale è definita dalla legge come una forma di concorrenza tra imprenditori sanzionata dagli articoli 2598-2601 del Codice civile, in cui si utilizzano mezzi, tecniche e strategie non conformi ai “principi della correttezza professionale” che risultano idonei a danneggiare l’azienda o l’attività di un concorrente.
Nella nostra economia di mercato, la concorrenza è libera e tutelata dall’art. 41 della Costituzione italiana che specifica però, che queste libertà non possono svolgersi in contrasto con “l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana”.
Cosa significa tutto ciò? Che la concorrenza tra imprese è lecita e può essere messa in atto per sottrarre clienti proponendo prodotti migliori, creando offerte vantaggiose o usando strategie più performanti; tuttavia, deve essere praticata in modo etico e corretto.
Leggi anche: Indagini commerciali: come proteggere la tua azienda
La concorrenza sleale tra imprese
È importante sottolineare che la normativa che disciplina la concorrenza sleale tutela solo gli imprenditori, che possono richiedere sanzioni per il danno arrecato.
Questo, teoricamente, anche se il fatto ancora non sussiste: in questo caso si parla di danno potenziale ovvero nel caso in cui “una situazione di concorrenza potenziale risulti ravvisabile in relazione ad una possibile estensione o espansione nel futuro dell’attività imprenditoriale concorrente, o nell’ipotesi di attività preparatorie all’esercizio dell’impresa, quando si pongano in essere fatti diretti a dare inizio all’attività produttiva”.
Tuttavia, vedremo come, nella realtà dei fatti, risulta difficile dimostrare un danno potenziale senza prove concrete.
Va precisato poi, che gli atti di concorrenza sleale tra imprese possono essere considerati tali solo ed esclusivamente quando fra le parti c’è un’effettiva dinamica concorrenziale: non può esserci concorrenza sleale (o leale), se non fra aziende che operano nello stesso settore rivolgendosi allo stesso target e/o nello stesso territorio (in senso più ampio, il raggio d’azione in cui l’impresa opera).
Gli atti di concorrenza sleale
Premessa la presenza di dinamica concorrenziale tra le parti, a definire gli atti di concorrenza sleale passibili di sanzione è l’articolo 2598:
- Gli atti di confusione: un’azienda che usi nomi o segni distintivi (grafica, colori, forme, ecc..) che imitino quelli di un’azienda competitor creando, per l’appunto, confusione con i suoi prodotti e la sua attività;
- Gli atti di denigrazione e appropriazione: un’azienda che diffama un concorrente screditando la sua attività, i suoi prodotti o qualunque elemento a essa riferito. Si tratta di appropriazione quando un’impresa si attribuisce meriti, successi o pregi di un competitor;
- Gli atti contrari alla correttezza professionale: questa categoria include tutto ciò che può essere più genericamente considerato contrario all’etica e alla correttezza professionale con cui si arrechi danno a un’azienda concorrente. Nello specifico possiamo ritrovare in questa categoria:
- Il dumping: la pratica con la quale si abbattono i prezzi dei propri beni per eliminare la concorrenza;
- Spionaggio industriale: acquisizione illecita di materiali, informazioni e know-how aziendale di proprietà di un’altra azienda;
- Sviamento della clientela: azione messa in pratica da ex-dipendenti o dirigenti che spingono i clienti verso un’azienda concorrente mediante procedure sleali;
- Storno di dipendenti: quando un’impresa spinge i dipendenti di una concorrente a licenziarsi per poi assumerli, al fine di creare un danno alla suddetta azienda;
- Violazione del patto di non concorrenza: il patto prevede che il subordinato, una volta cessato il contratto, non potrà svolgere nessun’attività concorrenziale nei riguardi dell’ex datore di lavoro;
- Dipendente infedele: si verifica quando un dipendente stringe patti e tratta affari per conto proprio o di terzi che sono in concorrenza per l’azienda in cui lavora.
Come tutelare il proprio vantaggio competitivo dagli atti di concorrenza sleale
La concorrenza sleale tra imprese arreca un duplice danno: all’impresa danneggiata che rischia una perdita in autorevolezza, prestigio e conseguente profitto, ma anche al funzionamento del mercato che non vede assicurata l’esistenza di pratiche commerciali corrette, necessaria per l’equilibrio di un sistema libero.
Per difendersi da atti di concorrenza sleale e tutelare il proprio vantaggio competitivo, le aziende possono avvalersi di servizi di investigazione privata che permettono di individuare le prove dell’illecito e rintracciare l’impresa colpevole: in questo modo è possibile dimostrare davanti alla legge, la presenza del danno subito e richiedere il risarcimento e l’interruzione delle attività incriminate.
Le indagini prevedono un’analisi dei soggetti sospettati, l’osservazione delle attività svolte, il controllo e il pedinamento dei soggetti sospettati al fine di scovare prove sulle frequentazioni di luoghi e individui di interesse che possano argomentare la tesi di concorrenza sleale.
Per ottenere risultati determinanti ai fini della buona riuscita dell’operazione, è importante rivolgersi a un’agenzia competente in materia di investigazione aziendale e industriale che sappia quali strumenti usare per questo tipo di ricerche.
Senza prove, infatti, è spesso molto difficile riuscire a dimostrare l’atto di concorrenza sleale.
Con la sentenza di accertamento dell’avvenuto compimento dei reati di concorrenza sleale si ottengono:
- Il divieto assoluto di continuare a compiere gli atti incriminati;
- Provvedimenti che limitano i danni derivanti da queste azioni.
In determinate circostanze, viene riconosciuto un diritto di risarcimento del danno, quando l’atto è stato compiuto con dolo o colpa e risulta quindi un danno effettivo secondo l’articolo 2043 del Codice civile.